domenica 10 aprile 2011

il disegno....il dialogo....la comunicazione




L’esigenza rappresentativa che guida la libera attività espressiva nasce dal desiderio di far parte del mondo esterno, di raccontare ad altri le proprie esperienze.


Io credo che l’idea del disegno, come cura è un mezzo possibile per far uscire il malessere con un foglio ed una matita attraverso la costruzione di un dialogo terapeutico che, con tanti colori e molta immaginazione, può svelare i bisogni e i sogni nascosti che rendono possibile la guarigione dell’individuo.
Il disegno permette di tradurre rendendolo visibile, l’eventuale disagio o problema che l’individuo vive a livello inconscio; permette di raccontarsi cercando di trasformare i drammi in soluzioni.
Dal momento che il bambino o l’adolescente attraverso il disegno parla delle sue ansie, delle sue scoperte, delle sue paure, del suo vissuto interiore, è necessario che esso venga collocato ed interpretato all’interno di un setting terapeutico. La comunicazione del disegno passa attraverso le emozioni, sia quelle che suscita nel soggetto, sia quelle che suscita nel consulente. Esso ci porta a guardare le cose con gli occhi del cliente attivando un coinvolgimento e vicinanza interiore. Lavorare con il disegno significa creare una relazione che apre la porta del mondo dell’altro.
Il fare domande dà la possibilità al bambino o adolescente, di farsi vedere oltre i suoi comportamenti strani e faticosi; permette di capire dov’è l’origine del disagio.
Il ri-raccontare attraverso le immagini aiuta a rendere visibile la “crepa” creatasi nel mondo interno del soggetto.
La difficoltà del consulente sta nel vedere e nel tradurre ciò che l’individuo comunica con l’ausilio dei simboli, dei colori e delle associazioni mentali, tenendo conto che il linguaggio simbolico è il cammino più breve per la conoscenza di noi stessi.
Le potenzialità terapeutiche del disegno sono legate al contesto scelto, dentro al quale qualcuno narra qualcosa a qualcun altro, racconta di sé, chiede di uscire da uno stato di sofferenza per andare verso un altrove.
Il disegno è associato alla parola e al dialogo che lo racconta, ma solo in un secondo momento.
Il disegno narrato può essere successivamente modificato e trasformato, al fine di ricostruire una nuova storia che potrebbe portare all’autoguarigione.
Produrre un disegno ha l’obiettivo di facilitare sia l’espressione di sé, sia la relazione con il mondo. I simboli ed i colori esprimono pensieri ed emozioni invisibili.
Inoltre, attraverso una serie di disegni sia spontanei che proposti secondo ipotesi precise, è possibile attivare un processo di autoconoscenza andando a trasformare situazioni problematiche in soluzioni possibili, ma soprattutto rappresentabili. Il bambino può passare così, dal ruolo di vittima a quello di protagonista.
Un esempio è dato dai giovani psicotici che vivono “un dentro”, un isolamento personale che forse, potrebbero spostare verso “un fuori” proprio con l’utilizzo dell’attività grafico-pittorica.
Osservare la relazione dei disegni tra loro, la relazione del bambino/adolescente con la famiglia, con gli amici, con la scuola, permette di comprendere ed eventualmente modificare il blocco o malessere esistente per poi iniziare un percorso di risoluzione.






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