martedì 24 luglio 2012

In...bilico..

Foto di Jessica Morelli



Conduciamo la nostra vita alla continua ricerca di “certezze”, desideriamo la sicurezza economica, professionale, sentimentale, fisica…ma in realtà nessuna certezza esiste. 

Siamo in “bilico” in ogni momento, minuto o secondo dell’esistenza; possediamo il libero arbitrio, ma nessuno sa cosa nasconde veramente il domani. Facciamo delle scelte con consapevolezza, con raziocinio, ma ogni scelta fatta, giusta o sbagliata che sia, è un salto nel buio. Solo poi…possiamo sapere se abbiamo fatto bene o male .

L’uomo ha bisogno di punti fermi a cui aggrapparsi altrimenti vagherebbe nel vuoto. L’adulto come il bambino ha bisogno di sentirsi protetto e accudito, di sapere che c’è sempre un “porto sicuro” dove approdare. Nonostante ciò viviamo in “bilico”; non perché non siamo liberi di scegliere, ma è proprio il poter scegliere che ci porta a cambiare, a esser diversi. Quello che prima ci apparteneva ora non ci appartiene più e mai l’avremmo detto!

Un amore spesso finisce perché uno dei due partner non vede più l’altro con gli occhi di un tempo, pensava di essere e di volere quella persona, ma in realtà non è così. Ciò non significa che non fosse innamorato o non desiderasse quel rapporto , ma ciò che pensava esser un certezza , adesso non lo è più. Era in “bilico” pensando di non esserlo…

Viviamo in “bilico” perché siamo umani, perché le circostanze e la realtà esterna ci porta a crescere e a cambiare. Questa consapevolezza deve essere presente nel momento in cui ci troviamo a decidere di noi stessi, ma non come fonte di pessimismo bensì come fonte di equilibrio di fronte a difficoltà e cambiamenti nel percorso di ricerca di “soluzioni migliori” per del nostro benessere psicofisico.

domenica 6 maggio 2012

Cosa è ...bello?




Fin dalla Antica Grecia “il bello” era considerato come punto focale della riflessione; l’arduo non era stabilire ciò che era bello e ciò che non lo era, ma, come diceva Platone stesso, era definire “cosa è il bello”.

Un rapporto conflittuale con il nostro corpo, spesso ci impedisce una totale accettazione di noi stessi e del nostro aspetto. Si creano nell’individuo delle fissazioni su difetti oggettivamente trascurabili da inquinare la relazione con gli altri.

Viviamo in una società definita “della tecnica” dove ogni cosa viene elogiata se altamente tecnologica, ci concentriamo su tutto ciò che è innovativo, virtuale comunicando sempre di più attraverso la rete e sempre meno attraverso il contatto visivo. La cosa grave è che la medesima situazione si sta verificando anche nella considerazione del nostro corpo; non tanto per la perfezione degli attrezzi utilizzati in palestra piuttosto che in un centro estetico dove si possono trovare “macchine” di ogni tipo per migliorare la performance e l’aspetto fisico, ma per la “fissazione” che tutto questo, insieme al bombardamento mediatico crea in alcune persone.

Ho usato il termine fissazione proprio per sottolineare il bisogno estremo di alcuni di curare la propria immagine per apparire sempre al top all’inseguimento di modelli comportamentali ed estetici dettati dalla moda e dal vedere la perfezione estetica come la felicità e come la carta d’identità per esser accettati e non giudicati dagli altri.

Si concentra il tempo libero non a fare sport come ricerca di un benessere psicofisico ( mente e corpo), ma come continua ricerca del bello “oggettivo” a discapito di quello “soggettivo”quasi a volersi uniformizzare.

Non sempre uno stile e un’immagine creata dal altri ci appartiene, non necessariamente perché non ci sta bene anzi, spesso è proprio il contrario, ma non è un “nostro presentarci al mondo”.

Al posto di fermarci sui nostri “possibili” difetti, concentriamoci sulle enormi risorse che il nostro corpo possiede, sul suo potere, sulla relazione che ha con la nostra mente e con il nostro cuore. Maurice Merleau-Pounty dice di considerare il nostro corpo come un “io posso” nel senso di mirare a tutto ciò che ci permette di fare pur nella sua imperfezione. Il corpo non è solamente una cosa, un potenziale oggetto di studio della scienza, ma è anche la condizione necessaria dell'esperienza: il corpo costituisce l'apertura percettiva al mondo. Per così dire, il primato della percezione significa un primato dell'esperienza, nel momento in cui la percezione riveste un ruolo attivo e costitutivo. La nostra percezione….non quella di altri, la nostra percezione di bellezza, il piacere innanzitutto a noi stessi nella massima naturalità possibile. La diversità esiste in ogni cosa, anche nella bellezza ed è giusto che sia così.

L’essere umano è una gamma diversa di pensiero, non tutti siamo uguali, per tanto il bello non è unico, ma è quanto di più soggettivo possa esistere.

sabato 24 marzo 2012

La morte amica o nemica

La Dott.ssa Monica Gamba
Counselor Filosofico


La Dott.ssa Sabrina Marson
Consulente Psicofilosofica


Presentano il secondo  incontro sul tema.
LA MORTE AMICA O NEMICA
L’incontro verterà  sul testo
“Saper Accompagnare”
(Frank  Ostasesky, Oscar Mondatori ; Milano 2006) con  visione di alcuni casi.


Venerdi 30 Marzo 2012 alle ore 21:00


ACCOGLI TUTTO, NON RESPINGERE NIENTE.
PORTA NELL’ESPERIENZA TUTTO TE STESSO.
NON ASPETTARE.
IMPARA A RIPOSARE NEL PIENO DELL’ATTIVITA’
COLTIVA UNA MENTE CHE NON SA……









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