domenica 6 maggio 2012

Cosa è ...bello?




Fin dalla Antica Grecia “il bello” era considerato come punto focale della riflessione; l’arduo non era stabilire ciò che era bello e ciò che non lo era, ma, come diceva Platone stesso, era definire “cosa è il bello”.

Un rapporto conflittuale con il nostro corpo, spesso ci impedisce una totale accettazione di noi stessi e del nostro aspetto. Si creano nell’individuo delle fissazioni su difetti oggettivamente trascurabili da inquinare la relazione con gli altri.

Viviamo in una società definita “della tecnica” dove ogni cosa viene elogiata se altamente tecnologica, ci concentriamo su tutto ciò che è innovativo, virtuale comunicando sempre di più attraverso la rete e sempre meno attraverso il contatto visivo. La cosa grave è che la medesima situazione si sta verificando anche nella considerazione del nostro corpo; non tanto per la perfezione degli attrezzi utilizzati in palestra piuttosto che in un centro estetico dove si possono trovare “macchine” di ogni tipo per migliorare la performance e l’aspetto fisico, ma per la “fissazione” che tutto questo, insieme al bombardamento mediatico crea in alcune persone.

Ho usato il termine fissazione proprio per sottolineare il bisogno estremo di alcuni di curare la propria immagine per apparire sempre al top all’inseguimento di modelli comportamentali ed estetici dettati dalla moda e dal vedere la perfezione estetica come la felicità e come la carta d’identità per esser accettati e non giudicati dagli altri.

Si concentra il tempo libero non a fare sport come ricerca di un benessere psicofisico ( mente e corpo), ma come continua ricerca del bello “oggettivo” a discapito di quello “soggettivo”quasi a volersi uniformizzare.

Non sempre uno stile e un’immagine creata dal altri ci appartiene, non necessariamente perché non ci sta bene anzi, spesso è proprio il contrario, ma non è un “nostro presentarci al mondo”.

Al posto di fermarci sui nostri “possibili” difetti, concentriamoci sulle enormi risorse che il nostro corpo possiede, sul suo potere, sulla relazione che ha con la nostra mente e con il nostro cuore. Maurice Merleau-Pounty dice di considerare il nostro corpo come un “io posso” nel senso di mirare a tutto ciò che ci permette di fare pur nella sua imperfezione. Il corpo non è solamente una cosa, un potenziale oggetto di studio della scienza, ma è anche la condizione necessaria dell'esperienza: il corpo costituisce l'apertura percettiva al mondo. Per così dire, il primato della percezione significa un primato dell'esperienza, nel momento in cui la percezione riveste un ruolo attivo e costitutivo. La nostra percezione….non quella di altri, la nostra percezione di bellezza, il piacere innanzitutto a noi stessi nella massima naturalità possibile. La diversità esiste in ogni cosa, anche nella bellezza ed è giusto che sia così.

L’essere umano è una gamma diversa di pensiero, non tutti siamo uguali, per tanto il bello non è unico, ma è quanto di più soggettivo possa esistere.