lunedì 18 aprile 2011

L'arte grafica come dialogo terapeutico





Il gioco simbolico ed il disegno sono sia un segno dell’evoluzione del bambino, sia uno strumento per la sua evoluzione: la percezione, la memoria, la creatività vengono influenzate da questa attività rappresentativa.


La psicoterapia d’espressione si basa sulla possibilità data al soggetto (disadattato e non) di esprimersi liberamente senza pensare di rendere cosciente ciò che si esprime.
Il fanciullo, con l’uso della pittura, si accorge del suo potenziale creativo imparando ad affrontare la propria insicurezza, i propri sensi di colpa e la propria instabilità interiore trovando nell’arte un compenso ai suoi problemi sociali o familiari.
Nel dialogo terapeutico l’artegrafica aiuta il cliente a superare le difficoltà relazionali iniziali, dove il terapeuta può essere vissuto come il genitore o l’istituzione.
Il linguaggio del disegno e della pittura è sicuramente più rivelatore del contenuto espressivo conscio ed inconscio rispetto a quello verbale poiché, il bambino soprattutto, non è costretto ad esprimersi in modo corretto e comprensibile, rischiando di tacere là dove non riesce a trovare la giusta espressione linguistica. Sia nel disegno del normale che in quello dello psicotico, ad esempio, avviene un processo di proiezione, ma il disegno “finito” presenta delle differenze: l’opera dello psicotico è più difficilmente comprensibile poiché subisce un processo di destrutturazione ed allontanamento dalla realtà che porta all’incomunicabilità; mentre nell’individuo normale il collegamento tra lo e la realtà c’è e quindi anche il controllo sui processi primari.
L’ansia ad esempio, è la sindrome culturale della psicosi e della nevrosi: nasce dalla paura della morte, del castigo, dall’insicurezza del propri stato. Ci sono delle manifestazioni psichiche in cui l’ansia si esprime direttamente nel disegno perché il soggetto non ha sviluppato le difese per contenerla come avviene per quei soggetti che invece associano l’ansia a fobie che ne costituiscono l’argine. I bambini hanno molte paure definibili normali, come ad esempio: il buio, il chiuso, l’acqua… ma se la paura è una fobia ossessiva come il continuo lavarsi le mani, perché ossessionato dallo sporco, nel disegnarsi si rappresenterà senza mani o con mani a palla così da non toccare nulla.
Altra caratteristica tipica dell’ossessivo, è di non riuscire nel disegno, a cambiare l’atteggiamento e la posizione dei personaggi in rapporto all’azione che stanno facendo o il collocare tutte le figure presenti su un’unica linea.
Il comportamento dell’individuo ansioso può esprimersi sia in forma inibitoria, sia in forma aggressiva.
L’ansioso inibito tende a disegnare figure piccole, centrate, simmetriche dal tratto leggero ed il nero è il colore preferito.
L’ansioso eccitabile invece, disegna simboli di forza e aggressività essendo esso un soggetto aggressivo; i personaggi sono guerrieri o uomini armati, il tracciato è pesante, i colori vividi. Sono persone che passano dall’affettuosità all’estrema aggressività, per questo i simboli grafici usati sono “spinosi” come i cactus, gli arti pungenti, le bestie feroci, i mostri…

I bambini isterici invece, si caratterizzano per l’avidità affettiva ed il continuo bisogno di dipendenza, i loro disegni presentano la figura umana nel centro del foglio con la testa grossa e ben sviluppata, segno di immaturità ed è tanto più grande quanto più il soggetto è giovane.

I capelli sono spesso lunghi con fiocchi, le ciglia folte e i vestiti ricchi di particolari, a sottolineare l’aspetto narcisistico della loro personalità. Il corpo viene disegnato piccolo con braccia e gambe corte ed essendo il veicolo di rapporti con l’esterno, questo sottolinea le difficoltà degli isterici nello stabilire rapporti sociali. Le case vengono disegnate con giardini, fiori, animali, cancelletti…hanno degli ornamenti tali da voler attirare l’attenzione su di sé, da esser continuamente considerato e apprezzato per non cadere nell’ansietà.

Il senso di colpa può nascondere impulsi aggressivi che il bambino vive verso i desideri negativi che prova per i genitori o i fratelli; egli teme che essi si accorgano dei suoi pensieri nascosti e lo castighino. Può succedere che il senso di colpa nasca da desideri sessuali repressi dalla morale familiare e nel disegno, il disagio per le pratiche sessuali si vede nel raffigurare i personaggi solo con la testa o solo la parte superiore del corpo, nascondendo la parte inferiore magari dietro un tavolo.

La parte del corpo nascosta è connessa a qualche conflitto o problematica del disegnatore.

La colpevolizzazione è espressa con un tratto insicuro, con soggetti macabri, gli interni delle case squallidi con colori freddi e poche aperture, sembrano case abbandonate tipiche di una persona depressa.

Il depresso si disegna piccolo, con le membra avvicinate all’asse del corpo e a volte l’espressione del viso sgradevole.

Come già precedentemente accennato, nel soggetto con ritardo mentale, i disegni mantengono a lungo le tematiche e la spontaneità del bambino piccolo, i simboli sono semplici e la censura meno complessa da individuare. Questo perché il loro sviluppo mentale è più lento.

La persona debole mentalmente, soffre di complessi d’inferiorità connessi alla sua incapacità a risolvere questioni pratiche che invece i suoi coetanei risolvono senza problemi; è opportuno quindi, osservare le produzioni grafiche di questi soggetti tenendo conto della loro fragilità psicomotoria, del disadattamento sociale e scolastico.

Le conseguenze delle difficoltà relazionali e sociali di questi individui emergono proprio nel disegno.












domenica 10 aprile 2011

il disegno....il dialogo....la comunicazione




L’esigenza rappresentativa che guida la libera attività espressiva nasce dal desiderio di far parte del mondo esterno, di raccontare ad altri le proprie esperienze.


Io credo che l’idea del disegno, come cura è un mezzo possibile per far uscire il malessere con un foglio ed una matita attraverso la costruzione di un dialogo terapeutico che, con tanti colori e molta immaginazione, può svelare i bisogni e i sogni nascosti che rendono possibile la guarigione dell’individuo.
Il disegno permette di tradurre rendendolo visibile, l’eventuale disagio o problema che l’individuo vive a livello inconscio; permette di raccontarsi cercando di trasformare i drammi in soluzioni.
Dal momento che il bambino o l’adolescente attraverso il disegno parla delle sue ansie, delle sue scoperte, delle sue paure, del suo vissuto interiore, è necessario che esso venga collocato ed interpretato all’interno di un setting terapeutico. La comunicazione del disegno passa attraverso le emozioni, sia quelle che suscita nel soggetto, sia quelle che suscita nel consulente. Esso ci porta a guardare le cose con gli occhi del cliente attivando un coinvolgimento e vicinanza interiore. Lavorare con il disegno significa creare una relazione che apre la porta del mondo dell’altro.
Il fare domande dà la possibilità al bambino o adolescente, di farsi vedere oltre i suoi comportamenti strani e faticosi; permette di capire dov’è l’origine del disagio.
Il ri-raccontare attraverso le immagini aiuta a rendere visibile la “crepa” creatasi nel mondo interno del soggetto.
La difficoltà del consulente sta nel vedere e nel tradurre ciò che l’individuo comunica con l’ausilio dei simboli, dei colori e delle associazioni mentali, tenendo conto che il linguaggio simbolico è il cammino più breve per la conoscenza di noi stessi.
Le potenzialità terapeutiche del disegno sono legate al contesto scelto, dentro al quale qualcuno narra qualcosa a qualcun altro, racconta di sé, chiede di uscire da uno stato di sofferenza per andare verso un altrove.
Il disegno è associato alla parola e al dialogo che lo racconta, ma solo in un secondo momento.
Il disegno narrato può essere successivamente modificato e trasformato, al fine di ricostruire una nuova storia che potrebbe portare all’autoguarigione.
Produrre un disegno ha l’obiettivo di facilitare sia l’espressione di sé, sia la relazione con il mondo. I simboli ed i colori esprimono pensieri ed emozioni invisibili.
Inoltre, attraverso una serie di disegni sia spontanei che proposti secondo ipotesi precise, è possibile attivare un processo di autoconoscenza andando a trasformare situazioni problematiche in soluzioni possibili, ma soprattutto rappresentabili. Il bambino può passare così, dal ruolo di vittima a quello di protagonista.
Un esempio è dato dai giovani psicotici che vivono “un dentro”, un isolamento personale che forse, potrebbero spostare verso “un fuori” proprio con l’utilizzo dell’attività grafico-pittorica.
Osservare la relazione dei disegni tra loro, la relazione del bambino/adolescente con la famiglia, con gli amici, con la scuola, permette di comprendere ed eventualmente modificare il blocco o malessere esistente per poi iniziare un percorso di risoluzione.