martedì 3 maggio 2011

Riflessioni...




Spesso si ascolta solo quello che le persone raccontano verbalmente, esprimendo un giudizio che quasi sempre non corrisponde al vero; è la superficialità e il bisogno di interpretare l’altro che porta l’essere umano a trarre conclusioni erronee sul modo di essere delle persone.

Se mi fermassi solo su ciò che una famiglia o un bambino mi racconta verbalmente, non potrei capire realmente i loro bisogni o esigenze.

A volte una famiglia o una coppia, se osservata superficialmente può apparire perfetta al punto da scatenare sentimenti di gelosia ed invidia tra le persone vicine, ma non sempre è così….Tempo fa ho incontrato una famiglia proprio di questo tipo: l’immagine che rifletteva era quella di una famiglia equilibrata, dove le relazioni tra madre, padre e bambino parevano “pulite”. In realtà osservando il linguaggio verbale, paraverbale nel loro modo di relazionare,.emergevano diverse incoerenze comportamentali che confondevano il bambino rendendolo estremamente auto centrato, con conseguenti difficoltà a giocare nel gruppo dei pari.

La regina del focolare era la madre che cercava e, spesso riusciva ad avere, le redini della famiglia. Nel parlare con lei si aveva l’impressione che tutto il mondo fosse sulle sue spalle sia in famiglia che al lavoro.

Il problema era che questa donna cercava di sopperire alla sua assenza fisica con mille espedienti che rendevano la vita del bambino incredibilmente complicata.

Un esempio era la continua incoerenza tra i messaggi verbali e quelli corporei; lo sgridava, pretendendo che lui seguisse le “sue regole, il suo “volere” usando un tono impositivo e di comando, ma seguito a volte da una postura morbida, di non autorevolezza.

Il desiderio di “credersi” una famiglia aristocratica forse la spingeva ad assumere un comportamento che probabilmente non era il suo.

Il poco tempo che aveva a disposizione per suo figlio lo investiva sul come ci si doveva comportare a tavola, al ristorante, in società.

Si presentava come una donna molto rigida, ferma nelle sue convinzioni, fissata con la pulizia, per poi cadere in comportamenti che dimostravano esattamente il contrario.

Il suo comportamento non era più quello di una persona sicura e ferma nelle sue convinzioni.

Tra lei e il marito c’era poca comunicazione. Parlavano molto, ma non comunicavano.

Il marito apparentemente poteva risultare in una posizione one-down rispetto alla moglie, ma in effetti non era così. Era solo una strategia per mantenere un equilibrio nella coppia lasciando alla moglie l’idea di esser lei a gestire il menage familiare.
Nei colloqui, il marito, solo una volta ha dichiarato apertamente di esser in disaccordo con la moglie, le altre volte il disaccordo si percepiva dal suo linguaggio paraverbale, dal suo esserci, ma al contempo non esserci, quasi perso nei suoi pensieri.

Con il bambino era più permissivo ed elastico soprattutto riguardo le “regole” fissate dalla moglie, mentre lui caratterialmente era diverso, non amava molto le etichette e i vincoli dettati dal bon ton pur essendo una persona estremamente educata.

Tendeva a giustificare sempre il comportamento del bambino, minimizzando i suoi capricci, ma dal modo in cui raccontava si capiva che il suo chiedere non era dettato dal voler un consiglio, ma da una conferma del suo agire pur sapendo che non era l’intervento educativo adatto. Parlava lo stesso “linguaggio paraverbale” della moglie, sfuggiva come colui che sa qual è la verità, ma non la vuol vedere.

Il bambino invece era la riproduzione della madre. Un bambino individualista che cercava di fare quello che voleva. A volte non ascoltava, camminava sulle punte e non guardava negli occhi quando gli si parlava. Raramente cercava il contatto fisico, sembrava volesse far credere che non gli interessasse.

Non era un bambino libero di essere sé stesso.

Se giocava da solo era creativo, tranquillo ed organizzato, ma con gli altri bambini era prepotente ed egoista. Le grosse difficoltà erano nello stare in gruppo, non essendo abituato a condividere.

Pertanto un’educazione con linee pedagogiche differenti e a volte incoerenti tra loro, (la mamma lo educava in un modo, il papà in un altro, la baby sitter in un altro ancora, la scuola….ognuno seguiva una sua modalità educativa) mandano il bambino in confusione. Per quanto il punto di riferimento alla fine per lui era comunque la mamma.













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