mercoledì 18 maggio 2011

La cura come essenza d'essere.....

Tutti hanno la necessità vitale di ricevere e dare cura, poiché la cura è l’essenza d’essere, ovvero di esistere. Sembra quasi che l’individuo attraverso la cura di sé si materializzi, dia un senso al proprio essere nel mondo.

In ogni epoca gli uomini hanno cercato di rispondere alle domande sull’origine della nostra esistenza: “Da dove veniamo?” Ma è nel periodo ellenistico che lo sguardo viene spostato sul soggetto nel suo divenire: l’attenzione è rivolta non più sulla ricerca di un dove, ma su come l’uomo possa essere felice. Epicuro sostiene che “Vuota è la parola che non cura i mali dell’anima”, i filosofi ellenistici si interrogano su come l’uomo possa essere felice; iniziando a sentire il bisogno di un sé individuale di cui aver cura dove la cura è la cosa essenziale all’esistenza dell’uomo per star bene.

Heidegger sostiene che la cura di sé è il modo fondamentale dell’essere dell’esserci, è il modo attraverso il quale l’uomo può esistere, esserci, ma esserci nel senso di farne parte; formare il proprio animo attraverso un lavoro su sé stessi che coinvolga non solo il pensiero, ma anche la sensibilità, la volontà e le emozioni attraverso un continuo esercizio di rimessa in discussione di sé e del proprio rapporto con gli altri, scegliendo liberamente di essere quel “sé stesso”.

Io credo che il concetto di cura inteso da Heidegger stia riemergendo nella nostra società come un bisogno essenziale per dar un senso al nostro mondo globalizzato che si affida ciecamente alla tecnica con la convinzione di essere nel giusto, pur sentendosi un mondo miserevole in quanto privo di senso.

Prendersi cura di sé significa fermarsi, ascoltarsi ed ascoltare l’ALTRO dove l’altro può essere:la vita,le relazioni sociali, l’educazione, il desiderio, la responsabilità, il corpo e l’universo interiore al quale apparteniamo. Un percorso nella direzione della cura di sé, della consapevolezza, dell’autenticità e del confronto per interrogarsi su come si sta al mondo, cercando un senso ed imprimendo un direzione al proprio condursi è necessario come processo formativo per ogni individuo.
Parlare di una svalutazione della cura ritengo sia banale e ripetitivo.E’risaputo infatti, che nella nostra cultura c’è una svalorizzazione della cura e delle relative attività, ma il punto su cui porre l’attenzione è il perché esiste ancora questa concezione riduttiva del ruolo di chi svolge attività di cura: quale la causa e come attuare il cambiamento.

Le attività di cura sono attività che richiedono grande sensibilità e passione ed investono il lavoratore di una responsabilità che va oltre il far quadrare un bilancio economico aziendale poiché, il fulcro di tali attività non è la produzione, il progresso tecnologico, ma l’individuo nella totalità del suo essere. L’essere umano è fatto di corpo, spirito, ragione e sentimento: come possibile non elevare a figure di prestigio un’insegnante, un educatore, un infermiere?

Se questo non accade credo che la responsabilità in parte sia da attribuire al nostro sistema culturale che non ne riconosce il giusto valore.

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